Tra i fantasmi di questo giardino cammino in punta di piedi di Irene Mathilda Alaimo
\\\ Esposizione, restituzione di residenza
///@cielestiale
\\\ Opening 2 Giugno h18
/// La mostra sarà visitabile anche il 3 giugno

Tra i fantasmi di questo giardino cammino in punta di piedi Irene Mathilda Alaimo

“Le case hanno bisogno di qualcuno che le nutra,

che le pulisca, che le faccia crescere.

Che le accudisca. Come fossero bambine.

Se la soffitta è il mio mondo, gli oggetti da cui è occupata sono i suoi immobili abitanti, camminando scalza, in punta di piedi, sul pavimento di questa città silente scopro i suoi vicoli, le sue piazze, i suoi giardinetti, non vorrei svegliare nessuno eppure tutti sembrano solo assopiti, con un occhio aperto. Quella madonnina col suo piccolo mi sorridono lieti, nascosti da leoni d’oro. Intrusa in casa, intrusa in soffitta, intrusa in una familiarità polverosa, come trovare il mio posto tra volti sconosciuti, storie mute, memorie collezionate? Come una bimba fantasma vago senza sosta, costruisco castelli di storie inventate.

Se la soffitta è il luogo dei fantasmi, tempio dei ricordi, pareti nascoste, un altare – una soffitta è una scatola dei ricordi, scrigno di polvere, tempio delle dimenticanze. Se sono un fantasma nessuno può vedermi. Se nessuno mi vede sono al sicuro, se mi rendo invisibile e silenziosissima nessuno mi noterà ma tutti possono osservarmi. Tra le pareti si nascondono volti e moniti, giù dalle scale si muovono. Essere il fantasma della soffitta è accettare la dispersione, è stare nel terrore del rumore e della chiamata.

Essere il fantasma, infestare la casa, per nascondermi tra gli oggetti dimenticati, diventare forma morta, superficie di polvere, non essere interpellata, spaventare di notte – un ricordo dietro la testa di qualcuno. Non so se gli altri abitanti trasparenti mi accetteranno, questo Palazzo è già al limite. Un fantasma senza luogo da infestare vorrebbe solo tornare a casa dai suoi morti. La cura è resistenza contro la dispersione.

Una dimora di memorie dimenticate implora la cura, soffiare via la polvere è una carezza gentile per consolare ciò che rimane e ciò che non c’è più. In questo posto di volti silenti vorrei donare la cura, come scambio, come ringraziamento per la mia intromissione in questo loro limbo. Fare conoscenza con la madonnina sorridente del quadro davanti al mio letto, ricambiare il gesto, spostare di qualche centimetro l’angelo e i due cani di porcellana per offrirgli un altro panorama, ergere loro un altarino funebre, come lettera d’amore a una familiarità di cui è rimasta solo la traccia, la polvere. Questo per comportarmi da buona coinquilina in una soffitta già piena di fantasmi in questa soffitta che è culla, simulacro di vite, cammino in punta di piedi